Atti di stato civile

Lo stato civile si occupa della situazione giuridica che presenta ogni individuo, indicandone la cittadinanza, il momento della nascita, della morte e dell'eventuale matrimonio."Nell'individualità fisica l'uomo ha delle qualità alcune delle quali esistono nello stesso uomo, mentre altre sono invece costituite da rapporti tra la sua individualità fisica e quella di altri soggetti di diritto. In considerazione del rapporto che passa tra l'individualità fisica dell'uomo e dello stato, l'uomo è cittadino o straniero; in considerazione dei rapporti che passano dall'individualità fisica e quella degli altri uomini, l'uomo è padre o figlio legittimo, naturale, adottivo, celibe, coniugato o vedovo, parente od affine. Altra qualità dell'uomo infine è costituita dal rapporto tra la sua individualità fisica e il luogo nel quale una tale individualità si trova, in quanto l'uomo è domiciliato, residente o dimorato in un luogo determinato. Il complesso delle qualità enumerate, costituisce quello che si chiama stato civile della persona, da non confondersi con l'altro complesso di qualità che hanno influenza soltanto nella capacità dell'uomo stesso. Lo stato civile della persona guarda nel complesso delle qualità dalle quali è costituito, ha inizio al momento della nascita e termina al momento della morte. Nel periodo di tempo che corre tra questi due momenti non tutte le qualità che valgono a costituire lo stato civile di una persona rimangono inalterate e le variazioni che avvengono posteriormente alla nascita prendono il nome di cambiamenti di stato" (Novissimo Digesto Italiano, Torino, UTET, 1971, vol. XVIII, pp.). Lo stato civile fu introdotto dal governo francese nel 1807 ed entrò in vigore il primo gennaio del 1808. A partire da questa data ogni maire divenne ufficiale di stato civile; aveva il compito di ricevere le denunce di nascita, morte e le dichiarazioni di matrimonio e di annotarle su due registri, contrassegnati ogni anno dalla Prefettura, al termine dell'anno un registro rimaneva presso la sede della mairie e l'altro veniva inviato al cancelliere del Tribunale di prima istanza (che si trovava a Pontremoli). I maires erano quindi chiamati a svolgere le stesse funzioni che fino a questo momento erano state di esclusiva pertinenza dei parroci, ma in modo più analitico, schematico, seguendo un formulario predefinito dall'autorità di governo centrale. Rispetto al periodo precedente si avvertiva la necessità, quasi ossessiva, di mantenere la regolarità, come si può notare osservando il modo in cui erano impostati questi registri. Nelle istruzioni consegnate ai maires si precisava che i registri dovevano essere compilati in ogni parte, senza lasciare alcun spazio vuoto, per evitare che qualcuno potesse falsificare gli atti. Lo stato civile fu introdotto per il bisogno da parte dello stato di conoscere la condizione giuridica degli individui presenti sul suo territorio, esigenza questa non avvertita con altrettanta urgenza da parte degli apparati di governo precedenti. Attraverso questo strumento si poteva constatare il numero dei componenti delle famiglie e regolare su tale base la ripartizione delle tasse, si conosceva l'età dei giovani e chi aveva compiuto il ventesimo anno era obbligato ad arruolarsi nel corpo militare. L'introduzione del Codice Napoleone segnò il passaggio nel campo del diritto privato da un tipo di ordinamento legislativo fondato su un fitto stratificarsi di norme nel tempo, in cui dominavano elementi di carattere giurisprudenziale e consuetudinario, ad un sistema di diritto codificato, le cui norme erano raccolte in un unico ed organico testo. Il Codice stabiliva che lo stato si interessasse direttamente, tramite i suoi organismi, alla registrazione continua e capillare degli eventi demografici fondamentali: nascite, morti, matrimoni. Si compiva così una radicale trasformazione degli usi tradizionali in materia: la pubblica autorità non riteneva ormai più sufficiente, come in passato, far riferimento per finalità civili alle registrazioni religiose, contenute nei libri parrocchiali, ma dimostrava ormai esplicita consapevolezza della necessità di conoscere direttamente le tappe della vita di ogni individuo, la sua nascita, la costituzione di un nucleo familiare, la sua morte, per definire la posizione di ciascun cittadino e regolarne diritti e doveri. Da questo punto di vista l'istituzione dello stato civile risulta quindi essere un aspetto significativo del complesso autonomizzarsi della sfera civile da quella religiosa, come è ben dimostrato dalla nuova regolamentazione dell'istituto del matrimonio, il quale, da vincolo religioso regolato dal diritto canonico, diventava per lo stato un contratto civile, stabilito da due parti e rescindibile attraverso il divorzio. Il Codice Napoleone era quindi profondamente innovativo per un duplice ordine di motivi:

  1. Passaggio completo all'autorità civile della rilevazione degli atti anagrafici che dovevano comprovare lo status di ogni individuo e la sua qualità di soggetto giuridico. In questo senso, pur lasciando ai parroci la facoltà di tenere libri di battesimi, matrimoni e funerali, secondo le regole della chiesa e per fini di amministrazione dei sacramenti, si enunciava con forza la precedenza anche temporale degli atti civili. I sacramenti del battesimo e del matrimonio non potevano essere impartiti, né la sepoltura effettuata prima che si fosse adempiuto agli obblighi civili.
  2. Scardinamento della tradizione nel campo del diritto matrimoniale. Da una concezione sacramentale si passava ad una meramente contrattuale. Emblematica al proposito era l'assoluta assenza di riferimenti al vincolo religioso, che avevano fino ad allora conseguito efficacia civile e la completa laicizzazione del matrimonio.Conclusa la parentesi francese i governi restaurati ripristinarono lo status quo ante. Venne ridata ai parroci l'esclusiva responsabilità della tenuta dei registri dei movimenti demografici.Nel Granducato di Toscana venne istituita la Segreteria del Regio Diritto, a cui era demandato il compito di predisporre i registri da inviare ai cancellieri comunitativi, i quali provvedevano a consegnarli ai parroci operanti sul territorio di loro pertinenza. I registri erano due: uno doveva rimanere presso la parrocchia, l'altro riconsegnato alla fine di ogni anno alla cancelliere e per esso all'ufficio della Segreteria. Ogni mese, tuttavia, i parroci erano tenuti ad inviare al proprio cancelliere un resoconto delle nascite, delle morti e dei matrimoni registrati nelle loro parrocchie, compilando i cosiddetti "certificati positivi e negativi".

Parroci Prima del 1808 >> Maire1808-1814 >> Parroci Dopo il 1814

(Tratto da: Restitutio in integrum II, Restauri e didattica d'archivio. Anno 2003. Comune di Bagnone. Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara.)