La spedizione scientifica di Alessandro Malaspina in America e Oceania (1789-1794)
La mostra è stata realizzata dall'Archivio Museo dei Malaspina di Mulazzo e dal Museo Archivio della Memoria di Bagnone, in collaborazione con l'I.I.S. "Leonardo da Vinci" di Villafranca in Lunigiana, nell'ambito delle iniziative previste al'interno del progetto della regione Toscana Amico Museo 2009.
La mostra è stata donata dai musei promotori all'Istituto Sociopsicopedagogico di Pontremoli.
I pannelli della mostra
- Alessandro Malaspina e la sua spedizione scientifica
- Gli anni della formazione
- Le prime esperienze marinare
- La preparazione della spedizione
- I principali protagonisti
- L'itinerario ed i risultati del viaggio - La cartografia
- L'itinerario ed i risultati del viaggio - Le regioni visitate (I)
- L'itinerario ed i risultati del viaggio - Le regioni visitate (II)
- L'itinerario ed i risultati del viaggio - Le popolazioni incontrate
- L'itinerario ed i risultati del viaggio - La botanica
- L'itinerario ed i risultati del viaggio - La zoologia
- Sette anni di segregazione - Il rientro in Italia
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Alessandro Malaspina progettò e realizzò, per la corona di Spagna, la più importante spedizione marittima e scientifica del Settecento.
Fra il 1789 ed il 1794 furono visitati quasi tutti i possedimenti ispanici delle Americhe e dell’Asia, oltre ad alcuni tratti della Nuova Zelanda, dell’Australia e dell’arcipelago di Tonga.Purtroppo la caduta in disgrazia del navigatore, ad un anno dal rientro della spedizione, impedì la pubblicazione degli imponenti risultati scientifici del viaggio.E’ per questo che Malaspina seguita ad essere misconosciuto, sebbene la sua perizia nautica sia stata almeno pari a quella dei più famosi navigatori del suo secolo – Luis-Antoine de Bougainville, James Cook, Jean-François de Lapérouse – ed il suo bagaglio culturale sia stato di gran lunga maggiore.
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- Alessandro Malaspina, incisione di Antonio Dalcò da un disegno del pontremolese Antonio Ricci (1815)
- Itinerario della spedizione
- Stemma dei Malaspina di Mulazzo
- Stemma della corona di Spagna
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Alessandro Malaspina nacque a Mulazzo il 5 novembre 1754 dal marchese Carlo Morello a da Caterina Meli Lupi dei principi di Soragna.
A Roma, dal 1765 al 1773, fu convittore del Pontificio Collegio Pio Clementino, retto dai Padri della Congregazione di Somasca. Il collegio era fra i più prestigiosi dell’epoca e gli insegnanti attribuivano particolare importanza alla discipline scientifiche.Terminato il corso, Alessandro si portò a Malta, fu accettato dell’Ordine Gerosolimitano di san Giovanni (vulgo, di Malta) e sulla flotta maltese apprese le prime nozioni dell’arte della navigazione.Nel 1774 si trasferì in Spagna, entrò nella Real Armada e fu assegnato al dipartimento marittimo di Cartagena.
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- Atto di battesimo di Alessandro Malaspina - Archivio Parrocchiale di Mulazzo, in deposito presso l’Archivio-Museo dei Malaspina (Mulazzo)
- Mulazzo - inc. Bramati (1850 ca.)
- Il Collegio Pio Clementino, ultimo edificio a destra - inc. G. B. Piranesi
- Malta - stampa sec. XIX
- Un vascello
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Nel 1775 Malaspina partecipò ad operazioni militari a Melilla e ad Algeri; dal 1777 al 1779 compì un primo viaggio alle Filippine; dal 1780 al 1782, trovandosi la Spagna in conflitto con l’Inghilterra, partecipò alla battaglia di Capo Santa Maria ed all’assedio di Gibilterra.
Nel 1782 fu accusato di eresia e denunciato al tribunale dell’Inquisizione; l’accusa era fondata anche sul fatto che l’ufficiale era solito leggere libri francesi ed inglesi che non avevano il visto della censura.
Dal 1783 al 1784 e dal 1786 al 1788 compì altri due viaggi alle Filippine.Nel corso dell’ultimo viaggio, nel quale comandava la fregata “Astrea”, nacque in Malaspina l’idea di proporre alla corona di Spagna la realizzazione di una complessa spedizione marittima avente lo scopo di approfondire la conoscenza scientifica dell’immenso impero spagnolo.
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- Algeri - inc. sec. XIX
- Il porto di Cavite - olio di anonimo, Museo Navale di Madrid
- Batterie galleggianti corazzate utilizzate nell’assedio di Gibilterra
- Rotta della fregata “Astrea”
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Gli obiettivi della spedizione erano ambiziosi: ogni regione visitata sarebbe stata studiata sotto il profilo botanico, zoologico, mineralogico. Delle popolazioni indigene si sarebbero raccolte notizie riguardanti gli idiomi, le credenze religiose, i costumi e gli assetti giuridici.
Inoltre sarebbero state tracciate carte geografiche ed idrografiche. Le coordinate geografiche sarebbero state calcolate in modo più preciso di quanto fatto fino al allora.Per conseguire tali obiettivi Malaspina poté contare sull’appoggio incondizionato di Antonio Valdés, ministro della Marina.Nell’arsenale della Carraca (Cadice) furono espressamente costruite due corvette, alle quali furono imposti i nomi augurali di “Descubierta” ed “Atrevida”.Il Comandante chiese ed ottenne consigli ed aiuti (in libri, carte, strumenti nautici) da parecchi uomini di cultura di vari paesi d’Europa. Citiamo Joseph Namks, presidente della Royal Society, Tommaso Valperga di Caluso, segretario della Reale Accademia delle Scienze di Torino, l’astronomo francese Joseph-Jerôme de Lalande, il naturalista Lazzaro Spallanzani, lo statista modenese Gherardo Rangoni, gli astronomi di Brera De Cesaris, Oriani e Reggio.
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- Le due corvette
- Sezione delle corvette - manoscritto autografo di Malaspina
- Lazzaro Spallanzani
- Frontespizio della Storia antico del Messico di Clavijero
- Frontespizio della Scienza della legislazione di Filangeri
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Malaspina, comandante della “Descubierta”, volle che a comandare la “Atrevida” fosse l’ufficiale José Bustamante y Guerra. Comandanti in seconda delle due corvette furono Dionisio Alcalá Galiano e Cayetano Valdés. Direttore della cartografia fu Felipe Bauzá y Cañas.
Quali medici di bordo furono scelti due ottimi insegnanti del Collegio di Chirurgia di Cadice: Pedro María González e Francisco Flores Moreno.Responsabile del settore naturalistico fu Antonio Pineda, che coordinò i lavori del e naturalista boemo Thaddaus Haenke e del botanico francese Louis Née.Particolarmente complessa si rivelò la scelta dei disegnatori: José del Pozo e José Lindo parteciparono solo alla prima parte del viaggio e furono sostituiti dal lombardo Ferdinando Brambilla e dal parmense, di origine francese, Giovanni Ravenet.Era italiano anche il più giovane guardiamarina: il cremonese Fabio Ala Ponzone ed era di origine toscana Juan Vernacci, ufficiale astronomo.Anche un lunigianese fece parte dell’equipaggio, in qualità di cameriere del comandante: era il villafranchese Francesco Rossi.
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- José Bustamante
- Dionisio Alcalá Galiano
- Cayetano Valdés y Flores
- Felipe Bauzá
- Antonio Pineda
- Stemma di Fabio Ala Ponzone
- Esperimenti sulla gravità
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La spedizione salpò da Cadice il 30 luglio 1789, attraversò l’Oceano Atlantico a giunse a Montevideo il 21 settembre. Dopo una sosta nel Río de la Plata furono visitate la Isole Falkland (allora dette Malvine) e la Patagonia, fu doppiato il Capo Horn e fu risalita tutta la costa pacifica delle Americhe fino all’Alaska, con varie soste intermedie, fra cui Valparaíso, Lima, Acapulco.
In Alaska fu studiato il grande ghiacciaio che scende dal Monte S. Elia e che in seguito verrà intitolato al Navigatore.Tornata ad Acapulco, la spedizione attraversò il Pacifico, con una sosta nell’isola di Guam, e giunse alle Filippine. Ivi e corvette si separarono: la “Atrevida” si spinse a Macao mentre i cartografi della “Descubierta” si occupavano della cartografia dell’isola di Luzón,In seguito la spedizione toccò Doubtful Bay (Nuova Zelanda) e Port Jackson (Australia).La tappa successiva fu alle Isole del Vavao (dette anche Isole degli Amici – oggi Tonga) e da lì tornarono verso l’America meridionale, con soste a Valparaíso, alle Isole Falkland. ed a Montevideo. Da quel porto le corvette fecero vela verso Cadice, ove giunsero il 21 settembre 1794.
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- Baia di Montevideo
- Nootka
- Isole Malvine
- Costa dell’America Nord-occidentale
- Baia del Desengaño
- Isole del Vavao
- Doubtful Bay
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Malaspina scelse di non visitare la regione dei Caraibi poiché, essendo possedimento spagnolo da quasi tre secoli, la sua conoscenza poteva considerarsi sufficiente.
Delle altre regioni, viceversa, nessuna fu trascurata ed in diversi casi i naturalisti si spinsero anche nell’interno.Le vedute disegnate dai pittori della spedizione hanno valore non solo artistico ma anche storico: in non pochi casi ci troviamo dinnanzi alla prima rappresentazione di una terra, di una città o di un edificio; e ben poco di ciò che fu veduto è giunto immutato fino a noi.
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- Montevideo
- Buenos Aires
- Lima
- Acapulco
- Nootka
- Valparaíso
- Baia del Desengaño
- Panáma
- Porto di Umatac
- Cattedrale di Manila
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Gli ufficiali ed i naturalisti ovunque stabilirono ottime relazioni con gli indigeni, di cui annotarono costumi, credenze e canti.
Nel dar notizia del rientro della spedizione così il Giornale de’ Letterati di Pisa così scrisse:“...e per colmo di felicità niuno di questi riconoscimenti ha costato una sola lagrima al genere umano, cosa senza esempio in quanti viaggi di questa specie si sono fatti ne’ tempi antichi e moderni. Tutte le tribù e popoli visitati benediranno la memoria di quelli che, invece di contaminarsi le mani nel sangue loro, gliele hanno solamente stese per lasciarvi nozioni istrumenti e semenze utili”.
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- Catiguala e figlio
- Indigeni del Río Napo
- Indigena della Patagonia
- Indigeni di Nootka
- Cacicco di Mulgrave che chiede la pace
- Moglie di Vuna
- Negra di Manila
- Meticci di Manila
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Migliaia furono le specie botaniche, poco o per nulla conosciute, raccolte dai naturalisti della spedizione. Costoro formarono cospicui erbari - che in parte ci sono pervenuti e si conservano negli archivi dei giardini botanici di Madrid, Praga e Firenze – ma neppure si trascurò di disegnare molte piante, nei loro vari particolari: foglie, fiori, frutti, radici...
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I naturalisti, quando era possibile, impagliavano esemplari della fauna incontrata, allo scopi di inviarli al Gabinetto di Storia Naturale di Madrid. Quando ciò non era possibile, gli animali venivano accuratamente disegnati. Grazie a quel lavoro oggi disponiamo di disegni di specie da tempo estinte.
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Il rientro della spedizione in Spagna fu salutato con grande entusiasmo. Ma nei cinque anni di lontananza dall’Europa molto era cambiato e Malaspina non se ne avvide.
Durante il viaggio egli si era reso conto che l’immenso impero spagnolo rischiava di dissolversi, se non si fosse rapidamente provveduto ad una serie di profonde riforme. Ritenne che fosse suo dovere renderne edotto il sovrano ed a tale scopo stilò un memoriale nel quale si proponeva una decisa svolta politica. Il primo mutamento – a giudizio di Malaspina – doveva consistere nel governo. Però Manuel Godoy – all’epoca primo ministro – ebbe sentore di quel progetto e riuscì a persuadere il monarca (il debole Carlo IV) che l’ufficiale in realtà perseguiva non il rafforzamento dell’impero spagnolo, bensì la creazione di una repubblica giacobina analoga a quella stabilitasi in Francia. Alessandro Malaspina fu arrestato e, con motu proprio reale, degradato e segregato nella fortezza di San Antón, nel golfo della Coruña.
Qui il segregato si dedicò a quegli studi economici ed umanistici che sempre lo avevano attratto.
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- Castello di San Antón della Coruña
- Veduta della Coruña
- Frontespizio del manoscritto di Alessandro Malaspina
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Su pressione di Napoleone, a sua volta sollecitato da Francesco Melzi d’Eril, vice presidente della Repubblica Italiana, verso la fine del 1802 la segregazione di Malaspina fu commutata in esilio perpetuo dalla Spagna.
Nel marzo 1803 Malaspina giunse a Genova e, dopo un breve soggiorno a Mulazzo, prese dimora a Pontremoli.Nel 1804 ricevette dal governo italico l’incarico di organizzare e dirigere un cordone sanitario fra la Repubblica Italiana ed il Regno d’Etruria; poco dopo fu nominato auditore del Consiglio di Stato.Nel contempo si occupava di proposte politico-amministrative, che in parte furono accolte, a favore dei contribuenti lunigianesi.Ebbe scelte relazioni sociali e culturali non solo nell’ambiente lunigianese, ma anche in quello fiorentino e lombardo.In seguito dovette occuparsi di liti patrimoniali con il fratello Luigi ed infine si manifestarono i primi sintomi del male incurabile che lo avrebbe condotto a morte il 9 aprile 1810.Fu sepolto nel cimitero di Verdeno, ma nulla rimane della sua tomba.
Didascalie immagini
- Francesco Melzi d’Eril
- Casa di Pontremoli
- Cattedrale di Pontremoli