L'archivio domestico Noceti

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nella foto: Albero genealogico

Le origini
I de Noceto del ramo che, insediatosi a Bagnone dal Piacentino con Bernardo nella seconda metà del secolo XIV, riuscirono a crearsi una nuova fortuna partendo proprio dalla Val di Magra, hanno avuto la pratica notarile come base della loro formazione culturale.

Per quanto la terra piacentina sia menzionata come quella che viene considerata dalla famiglia come sua propria nella prima metà del Quattrocento, oltre che dal da Faie, da diversi atti pubblici e privati, gli storici non hanno raggiunto una completa concordia sull’argomento della provenienza.

Dal luogo di origine Nocetum, Nucetum, o Noxetum, toponimo che trae origine dalla pianta del noce, deriva non soltanto la cognominazione, de Noceto o de Noceto, ma anche lo stesso stemma familiare. Nella prima metà del secolo XV non sembra ancora affermata la trasformazione del toponimo in vero e proprio cognome, per quanto i membri della famiglia abbiano già da tempo residenza, se non addirittura nascita in Bagnone. Noceto viene posto quasi concordemente dagli storici lunigianesi che hanno dedicato studi e citazioni  a personaggi della famiglia, nella valle del Nure e considerato un centro fortificato abbandonato, che non ha mantenuto un popolamento in epoca moderna. Da un saggio presente nell’Archivio Noceti è invece situato nell’Oltrepò della provincia di Lodi, in prossimità di Mezzano, diocesi di Piacenza. Dalla documentazione presente nell’Archivio, in particolare da atti di acquisto di terre e dall’inventario dei beni dell’eredità di Pietro, sembrerebbe confermata proprio la provenienza dall’alta Valle del Nure, in un territorio fra il Monte Ragola e il Megna, assai prossimo alla testata di valle della Val d’Aveto.

La famiglia Noceti si chiamò originariamente di Noceto (de Noceto), perché venne da Noceto di Val di Nure nel Piacentino a stabilirsi a Bagnone. Giovanni Antonio da Faie, nella sua cronaca, fa la enumerazione delle famiglie esistenti a Bagnone nel 1451 e venendo a quella dei Noceti così dice:
“Ser Zanni fiolo de ser Antonio. Ser Bernardo suo avo vene stare a Bagnone asay povero notate e resiste de bene in melio. Vene da una vila de Piacentina che se chiama Noxedo. E al prexente sono in grande stado da sey anni in za, che li fioli sono con papa Nicola grandi, e grandi n roba e in honore: che innanzi non valeva quel ser Zanni mili fiorini, e hora messer Pedro sacretario del papa e fiolo del dito ser Zanni li guadagna in uno dì”. (Jacopo Bicchierai)

Antonio da Noceto (1439-1500 ca.)

Antonio nacque nel 1439. Commissario pontificio nel 1458, gli venne assegnato due anni dopo dal pontefice Pio II l’ufficio di “scrittore delle lettere apostoliche” e successivamente divenne tesoriere del patrimonio ecclesiastico, luogotenente in Ascoli, governatore di Vetralla e Ronciglione. L’imperatore Federico III lo crea, unitamente al fratello Pietro, cavaliere e conte palatino, con facoltà di legittimare figli naturali e nominare notai. Pio II nel 1461 lo incarica di una missione presso Luigi XI di Francia che lo colmerà di onori. Nel 1462 gli vengono date tutte le possessioni poste nei distretti di Bagnone, Pastina, Mochignano, Pieve di S. Cassiano, Castiglione del Terziere e Virgoletta. Nel 1464 fece ingrandire la cappella della pieve di San Cassiano. Si stabilì a Bagnone, sposò una figlia di Azzone Malaspina di Mulazzo. Portò a Bagnone, nella chiesa del castello, una reliquia del legno della Santa Croce, poi trasferita nella prepositurale intitolata a San Niccolò. Non si hanno dati circa la data del decesso,si presume intorno al 1500.

Pier Francesco da Noceto

Primogenito di Antonio di Giovanni, non si conoscono con precisione le date estreme della sua vita. Entrato dapprima al servizio di Ludovico il Moro, duca di Milano, venne eletto intorno al 1500 Commissario di Pontremoli e di altri luoghi della Lunigiana con pienezza di poteri. Richiamato a Milano in seguito alla perdita del duca di quello Stato e alla sua estradizione in Francia, Pier Francesco domanda ed ottiene di poterlo seguire e di dividere con il suo signore la prigionia. Tanta fedeltà desta l’ammirazione del Delfino il quale, salito al trono di Francia come Francesco I, nomina Pier Francesco suo scudiero; in seguito lo crea conte di Rocca Sigillina, (signoria che i suoi discendenti terranno sino al 1548 quando sarà venduta a Cosimo I de’ Medici) gli affida vari incarichi tra cui quello di trattare, in qualità di suo ambasciatore, con Clemente VII, il matrimonio della nipote Caterina de’ Medici con il figlio del re, Enrico. Nel 1520 alla morte di Galeazzo Pallavicino, il re di Francia gli fa dono del dominio di Pontremoli che terrà fino al 1522, quando Firenze nominò Pier Francesco - rientrato in Italia e stabilitosi a Bagnone - capitano generale dei possedimenti fiorentini in Val di Magra. Nel 1526 Firenze fa dono a Pier Francesco e ai suoi eredi del castello di Bagnone e nel 1530 è nominato da Firenze commissario generale delle Terre fiorentine in Lunigiana e gli venne affidato il governo a vita di Bagnone.

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